L'avv. GIUSEPPE TRUSCELLO
ne l'arte, nella vita e nella professione

Note biografiche a cura di un gruppo di amici ed ammiratori

Catania Tipografia "La Fulgur" 1924

Prefazione
Alcuni amici han voluto che io dessi alle stampe queste brevi note
da loro composte a mia insaputa.
Ho gradito, come affettuosa manifestazione di stima, questo loro
desiderio. E ho voluto accontentarli.
Senza falsa modestia e senza iattanza, credo che valga la pena di
far conoscere quello che gli altri pensano sul nostro conto.
In tempi di ossessioni reclamistiche e di assordanti
tambureggiamenti, il gesto potrebbe sembrare orgoglioso e
vanitoso. Ma chi mi conosce sa bene che sono sincerissimo
quando affermo che l'iniziativa non fu mia. Io ho accettata
l'iniziativa degli amici per debito di gratitudine.
l critici non mancano, lo so. Ma chi avesse voglia di criticare è
pregato di esaminare tra sè e sè la sua coscienza e di far tacere
l'invidia.
Dopo, critichi pure !
G. Truscello

L'uomo e l'avvocato

Studiare questo tipo nelle manifestazioni del suo multiforme
esercizio professionale e nelle espressioni del suo spirito  bizzarro
e originale, non è veramente compito facile. Intorno a lui vibra il
rumore della polemichetta invidiosa, della malcelata gelosia
avvocatesca, del rammarico per la grande e meritata fortuna. Non
appariva un predestinato al successo e nemmeno egli pensava o
sognava di arrivar così presto e bene, a intrecciar lauri e batter
moneta. I suoi trionfi costituiscono un fenomeno, uno di quei
fenomeni che contrassegnano un'epoca. Nel forte di Ajaccio il
piccolo tenentino di artiglieria, costruiva una fortezza di neve e
poi la demoliva con artiglierie, di neve anche esse; era il
Napoleone in bocciolo che sarebbe poi apparso all'Europa sui
campi di battaglia, trionfatore.
Così dal piccolo studente di giurisprudenza è saltato fuori
l'avvocato prodigioso, l'oratore irresistibile dei grandi processi:
Puddu Truscello.
Leghiamoci anche noi alla popolarità affettuosa della quale tutti lo
circondano, e chiamiamolo semplicemente: Puddu.
=o=O=o=
Particolari curiosi nel suo aspetto fisico. Calvo, di una calvizie
precoce dovuta forse all'altezza della temperatura cerebrale per
gli studi assidui; due occhietti allegri, vivaci e irrequieti; due
baffettini appuntiti, un panama piantato sulle ventitre con
disordine artistico ...
A vederlo d'improvviso, richiama alla mente il caso, o meglio il
casino, di quella tale signora che guardata nell'insieme appariva
quasi brutta, ma poi considerata attentamente nei dettagli, finiva
con il riuscire simpaticissima, per due lobi sottili di splendide
orecchie, per una manina piccola e delicata, per una boccuccia
fresca e rosea ...
Così è Puddu ... Quando incomincia a parlare vi fa l'effetto di una
pistola mitragliatrice. Immagini colorite, frasi avventurose e
ardite, proposizioni sbrigliate come una pattuglia di cavalleria in
un campo di fave fresche. E tiene testa a tutti, coraggiosamente e
brillantemente, senza mai darsi per vinto.
=o=O=o=
I suoi maestri ? Non ne ha avuti. Può dirsi un vero autodidatta. Le
sue librerie sono ricche di dottrina giudiziaria, da Carrara a
Manzini, ed egli si è talmente assimilato la materia, che ricorda
tutto e raramente ricorre a consultazioni. Questa facilità di
memoria costituisce per i suoi avversari un pruno negli occhi,
essendo essi costretti a recarsi in udienza con borse gonfie di
volumi, di tal chè in certi giorni il tavolo degli avvocati somiglia ad
un carretto di libraio ambulante ...
Puddu si rivelò quando nessuno lo conosceva e i suoi amici erano
intenti a calunniarlo, sperando di avvilirlo e di allontanarlo
dall'agone forense.
Lo tenne a battesimo Turi Florio e fu una udienza memorabile.
Puddu trattò da prima il tema della legittima difesa polemizzando
col Procuratore Generale ch'era rappresentato dal Cav. Gregorio
Di Bella. L'illustre magistrato, sorpreso dalla  sennatezza delle
osservazioni e dal fascino della forma, sorse e fece la seguente
testuale dichiarazione: "Durante la mia carriera non ho mai
replicato a giovani esordienti, ma questa volta devo fare
eccezione, trattandosi di un avversario formidabile".
Poi venne la discussione in fatto e fu tale il calore, che volarono
per aria calamai, penne, bottiglie, e Puddu non si accorse
nemmeno di una ferita alla mano, dalla quale gocciolava il
sangue, per una maledetta scheggia di vetro.
L'imputato fu assolto e il difensore portato in trionfo.
=o=O=o=
Da quel giorno, il nome dell'avv. Truscello è stato legato alle
cause veramente serie e celebri.
Famosa quella del tranviere ucciso con premeditazione: Trimboli-
Crimi, nella quale Puddu esordì con questa originalissima e
brillante cavatina (in risposta al P.M. che avea ricordato la
Cavalleria Rusticana).
"Ridi pagliaccio, la faccia infarina, la gente paga e vuol divertirsi
..."
Nel processo intentato contro i monaci di Augusta imputati di
intelligenza col nemico, il nostro Puddu scrisse una memoria
difensiva che può dirsi capolavoro di arte per la forma e per il
contenuto giuridico. In esso dimostra l'impossibilità fisica dei frati,
già pieni di acciacchi, a compiere il delitto infame, e l'impossibilità
morale per la loro vita di sacrifizio e di pietà. E dopo avere
discusso scientificamente l'accusa, dimostrando profonda scienza
di cose marinare, chiude con una commovente rievocazione delle
Campane di San Giusto e di Trieste e chiede che anche i battagli
di Augusta suonino a festa pel ritorno dei frati.
I monaci assolti dall'imputazione, hanno offerto il segno della loro
riconoscenza compensando l'opera illuminata dello insigne
difensore con una meritata e cospicua cifra.
Crepi l'invidia !...
=o=O=o=
Adesso voglio raccontarvi il grandioso aneddoto che fa rifulgere la
genialità di Puddu. Una povera donna era imputata di infanticidio
per avere soppresso il frutto di un illecito amore. Causa
veramente disperata, e situazione tragica. Ma il nostro valoroso
Truscello, con un volo di aquila, prepara una discolpa
originalissima e dimostra ai giurati che la infelice colpevole era
stata ingravidata da un tedesco. Così il processo viene
moralizzato; egli pronunzia una formidabile orazione e prova che
la donna è una italiana forte e generosa, nutricata di amor patrio
a segno tale che uccide il frutto delle proprie visceri per evitare la
"confusion di razza". Morte ai tedeschi ! E fra gli applausi della
enorme folla conchiude la sua arringa declamando i fatidici versi:
Va fuori d'Italia – va fuori o stranier !
I giurati, vinti dalla tesi patriottica hanno assolto l'imputata.
Ma Puddu è grande non solo nella professione. Soldato valoroso
ha servito la Patria e gode il premio di una pensione, quale eroico
Mutilato. Nella trincea, sotto il fuoco nemico, del pari che nei
giorni di riposo, Egli ha sollazzato i suoi compagni d'armi, con la
facondia oratoria e con la barzelletta squisita.
Affezionatissimo alla famiglia, venera e adora la Mamma, e
questo abito di amor filiale ce lo fa stimare assai.
=o=O=o=
Naturalmente, Puddu è invidiato dalla gran massa che giorno per
giorno è costretta ad assistere ai di lui trionfi. Molti si studiano di
nascondere il loro livore sotto la maschera dell'umorismo, ma
Puddu li affronta e li colpisce sul punto più delicato della loro
sensibilità. Con una frase Egli fotografa i difetti degli uomini, ed in
questo genere di allegra polemica riesce veramente insuperabile.
Quelle tre o quattro barbe e il loro rispettivo capo don Maro
provulazzo, in mille occasioni hanno assaggiato l'elegante
invettiva e il sottilissimo veleno di Puddu: il Gesuita della
Compagnia di Gesù, il barbuto Seneca, il moschettiere pizzuto, il
gigante dal rene mobile, tutti, tutti indistintamente devono patire
l'aspro ma simpatico dileggio di Puddu.
Sono ricompensati con degna moneta, perché l'avv. Giuseppe
Truscello è sempre all'altezza della sua fama, presso un tavolo
della birreria, come in un intimo banchetto, nelle aule di Giustizia
come sul marciapiedi.
Tutti lo amano e se lo contendono, dai magistrati agli avvocati. E'
degno di altri trionfi.

L'Artista
Puddu Truscello fabbricatore di similitudini
Un punto, forse il meno esplorato, del mio amico è la sorgente
delle immagini. Sorgente ricca, veramente, doviziosa,
inesauribile.
Ogni concetto, ogni pensiero appena balena nella sua mente ha la
funzione di una pietra focaia: lancia scintille. E le scintille
defluiscono, si liquefanno in immagini vaghe, originali, che
sembrano talvolta strambe tanto sono sottili i rivoli in cui la
concezione si disperde !
Talvolta mentre lo ascolti, vedendolo correre attraverso tante
immagini e tante figurazioni, tu senti come una interna
trepidazione perché temi che l'oratore si divaghi e perda il nerbo
del suo argomentare. Ma presto ti rassereni: perché egli, quando
ti ha trascinato con sè in un superbo volo di fantasia, e ti ha
stordito e ti ha fatto sorridere di beotitudine, ti riporta giù, pian
piano, fino a terra e trova così la maniera di farti comprendere il
suo concetto, di convincerti della sua tesi, mentre egli stesso, per
sorprendere la tua credulità, finge di giocare colle parole senza
aver niente di concreto da dire. Terribile arte ingannatrice la sua:
egli ti costringe a pensare e a dargli ragione proprio quando può
sembrarti che egli non sappia cosa vuol dire !
Come i genii classici, Puddu traduce tutte le immagini in
similitudini.
E le presenta anche letterariamente alla guisa dei classici.
Sentitene una che tolgo da una sua memorietta difensiva:
"Come talvolta un piroscafo lungo la rotta vien silurato dal
malfattore sottomarino, e i passeggeri combattendo con le onde
tumultuose si salvano; così i tre monaci mi sono apparsi a me
sulle onde tumultuose, ma la forza dell'innoccenza loro è tale che
supererà il tumulto e li condurrà alla salvezza".
E fu così difatti: chè dalle onde tumultuose in cui il difensore li
aveva collocati, la loro innocenza li trascinò alla salvezza.
Sentitene un'altra:
"Così R.M. non possedeva altro che il fiore della verginità.
"Come talvolta la ragazza scendendo nel suo villino e guardando
sulle piante i fiori olezzanti, mira una pianta col suo fiore, molto
odoroso, essa ragazza strappa il fiore e guarda la pianta e
riflettendo col suo sentimentalismo vede che togliendo alla pianta
il fiore, non rimane che lo stelo. E la ragazza vedendo lo stelo
appassire vorrebbe rimettere il fiore laddove lo strappò, ma
comprende che il fiore tolto alla pianta non ritorna più. Così R.M.
era pianta col suo fiore olezzante, quando un bruto con la sua
autorità, con le sue arti dongiovannesche tolse quel fiore
olezzante e di R.M. non restò che la ragazza figlia della sventura".
Questa similitudine raggiunge le vette del capolavoro. L'immagine
è, forse, vecchia ed abusata. Ma nessuno aveva prima di Lui
ricamato con tanto deliziosa grazia attorno a quel fiore olezzante,
e tanto meno attorno allo stelo. Nessuno aveva, prima di Lui,
costretto "essa ragazza" a "riflettere col suo sentimentalismo". E
sono proprio quelle riflessioni sentimentali ed è proprio quello
stelo che vuole appassire invece del fiore che dànno alla
immagine un malizioso sapore. Pensate: i fiori tornano e lo stelo
appassisce ! Si può essere più finemente sensuali e più
riflessivamente sentimentali di così ?
L'aneddotica
Ricordi studenteschi
Bei tempi !
Lo "Spedalieri" era una vasta compagnia comica.
Non mancava niente. C'era il buffo; c'erano il tenore e il basso.  E
c'era l'oratore. L'oratore era Truscello.
Si organizzò una volta una gita a Randazzo. Sul treno, tra un
baccano indiavolato, Truscello girava da una vettura all'altra
tenendo conferenze.
Ritto, con i piedi sulla spalliera di un sedile, parlava assordante
come il rumore della Circumetnea, instancabile, gaio, faceto. La
platea gli faceva coro con tutti i suoni. Ma egli era imperterrito; e
non la smetteva se non per passare nella vettura accanto; e poi
nell'altra. Così, perennemente, senza stancare, senza scomporsi.
Urli, schiamazzi, pernacchie, fischi salutavano la chiusa delle
orazioni, che di solito terminavano in insolenze e in garbate
maldicenze.
Nell'invettiva Truscello era feroce anche allora. Raccoglieva tutte
le interruzioni e non risparmiava nessuno. Ogni interruttore aveva
il fatto suo.
"Parli Truscello !" era un motto che correva sulla bocca di tutti. E
Truscello parlava. Spesso parlava con le mani in tasca. Perché
Truscello non ama il gesto incomposto e il ballonzolare con cui
tanti suoi colleghi accompagnano il vuoto del pensiero ciarlante.
Egli parla in pubblico come se parlasse in una cerchia ristretta di
amici; e parla quasi sempre a piè fermo. Nell'armonia del cervello
riposante e degli arti che cooperano è tutta la bellezza della sua
oratoria originale !

A banchetto
(dall'album di Truscello)

"Invito simbosio Avv. Mario Beninati la notte del 31 dicembre
1922 al 1 gennaio 1923. In casa Beninati – via Ventimiglia.
"La bomba alle ore 24 rimbombava in alto facendo sentire l'eco 
per tutta la città ed annunziava la morte del 1922 e la nascita del
1923. In casa Beninati gli avvocati penalisti riuniti, mancavano
parecchi, perché maritati, ma gli scapoli erano presenti. Si
sturacciò una bottiglia di champagne ed il più anziano avv.
Simoncini nonché Comm. Vincenzo afferrò il coltello e tagliò il
panettone Milanese. Egli per primo inneggiò al nuovo anno e
sempre come al solito parlò di solidarietà professionale quanto
non l'ha messo mai in pratica, e quanto non l'ha mai conosciuta.
Chiamato dall'assemblea, sorge l'avv. Truscello Giuseppe, il quale
esordisce in questi termini: Invitato da voi, Egregio Don Mario,
sono venuto in ritardi perché un pittore incontratomi per istrada,
mi fermò dicendomi: Egregio Avvocato ! Sono stato per cittadi,
castelli e fienili, ho trovato anime gentili, ma non ho potuto
trovare un tipo da gesuita, per servirmi da originale in modo tale
da potere fare un bel quadro ed esporlo all'Esposizione
Internazionale di Parigi, per avere il ben meritato premio. Sono
stato financo da Sua Eminenza il Cardinale, nel Seminario, fra i
monaci, ma il vero tipo originale di gesuita non l'ho potuto
trovare. Subito di scatto ho detto, O egregio Signore, non aveva
bisogno di andare per cittadi e castelli o per fienili nè nei seminari
e conventi, subito venga con me, glielo farò trovare: Gigi
Castiglione, il vero tipo originale di Gesuita, il soggetto da poter
presentare".

L'improvvisatore
(dai ricordi di un collega)

Frequentavano la Scuola "Marletta" parecchi professionisti, i quali
prendevano, anche essi, parte alla discussione, di quesiti e
argomenti insoluti, e ciò durante i minuti di riposo, tra una lezione
e l'altra. Un giorno, era argomento, tra gli allievi, il seguente
tema, del quale si era occupato, in una monografia, l'avv. Marino
Lucca, e che gli allievi avevano per le mani in stampa: "esauriti i
mezzi della ragione, si debbono adoperare mezzi violenti,
nell'educazione dei minorenni ?"
Mancava il Truscello, ma egli era l'immancabile sia perché era
bene accolto dagli allievi, e particolarmente dalle allieve, sia
perché una di queste, una biricchina a nome Elvira, faceva la
corte al nostro Avvocato, il quale aveva, e dimostrava, una
predilezione per lei.
Non appena entrò nella sala Puddu Truscello, fu un evviva
generale. Elvira, offrendo un garofano rosso, al nuovo venuto, gli
disse: ebbene, c'è un tema ed è il seguente: (e cominciò). A lei
tocca lo svolgimento, e le accordiamo tre giorni di tempo. La
grande offesa ! A me tre giorni ? dissse il nostro Puddo: ora
stesso, mettetevi a posto. Manco a dirla: il tema fu svolto, e il
nostro Puddu aveva parlato 30 minuti, quando il Marletta fece
suonare la campana di avviso della ripresa delle lezioni. Elvira, la
monella bizzarra, rimase solitaria. Era commossa. Nel rientrare in
classe, essa cercò del Truscello, nella direzione, e gli disse, a voce
bassa: Una piccola ammiratrice la saluta, volgendosi, poi, attorno,
aggiunse: venga a casa, io sono una ragazza moderna, faremo gli
intellettuali, Puddu voleva, ma non potè che guardarla, non
perché conosceva la dignità di quel locale, ma perché era sudato.
=o=O=o=
il Codicillo: il nostro Avvocato continuò a frequentare la Scuola
Marletta, trionfalmente. Della Elvira, parlò a persona amica, alla
quale disse: "A me piace Elvira, ma non ha una dote". Il furbo !

L'avvocato nel giudizio del Foro
Il nostro "Referendum"

I più illustri – e i meno illustri – campioni del Foro hanno risposto
con cortese sollecitudine al nostro invito di scrivere un pensiero
sul festeggiato.
Ringraziamo tutti cordialmente.

"Giovane promessa del Foro Penale. Se disciplinasse i suoi studii
utilizzando i doni che madre natura gli diè diventerebbe più
grande di come lo vediamo.
M. Benenati

"L'ho sentito cento volte: cento volte ha superato se stesso. Il
meglio è come il peggio: non ha fondo.
Lipani

"Al di là del bene e del male.
On. Macchi

"E' più facilista di me. Io i pericoli me li nascondo; egli addirittura
non li vede.
Cammarata

"Polso di ferro, tempra di acciaio, faccia di bronzo. Ironico,
caustico, soprattutto lepido. Rigido, inflessibile, irriducibile sempre
e ovunque: nel Foro, nell'arte, nella politica, nella vita, dalla cuna
alla bara.
Riolo

"Truscello: rima con indovinello e Fortunello.
Impeduglia

"Intelligenza aperta. Se la sua mente si potesse misurare
geometricamente, supererebbe certo i 45°.
P. Valente.

"Puddu è una persona superiore.
Bucolo

"Parla, discute, ragiona, sempre. Anche quando tiene la bocca
chiusa.
Marino Lucca

"Pullo è così grande e così profondo da riuscire incomprensibile,
come i comunicati di "reclame giudiziaria" che mi passa per il
Corriere.
Avv. Domingo Finocchiaro

E' eccezionale ! Supera quasi tutte le cause per la simpatia che
ispira ai Magistrati, i quali indulgono ed assolvono.
Cuteri

"A Paternò fu un trionfatore.
Comm. D'Angelo

"Bisogna pensare, per giudicarlo, che è il solo che si sia formato
senza la guida di altri. Egli si è costruito da sè. Ha insegnato ed
insegna; ma non ha imparato mai. Da nessuno.
Reina

"L'uomo più brutto, l'oratore più bello.
Canc. Donadei

"E' il più migliore avvocato.
Gli scrivani del Carcere

"Conobbi la sua valentia in una causa civile che egli guadagnò.
Così mi spiegai com'è che nella nostra professione c'è posto per
tutti.
Isola

"E' . . . . . . . inesauribile.
Una Corista


DEFINIZIONI

Truscello non chiama nessuno col suo nome e cognome. Egli si
diverte a definire i suoi conoscenti. Ecco qua una serie di . . .
definizioni.

L'ex professore di diritto elettorale – Comm. Garofalo
Bolscevico scappa-scappa – Bucolo
Presunto Seneca o il Gesuita – Castiglione
Don Maro Pruvulazzo – Benenati
Il Senatore Papiro – Riolo
Botte di Modica o l'Agenzia dei matrimonii – Fazio
Cricco, croccu e manicu 'i ciascu – Cuteri, Salesi e La Pergola
Turi Signa, salariato Comunale – Frazzetta
Chiddu ca non ci curpa o l'anima di purgatorio – Profeta
Il favorito della ... Banca – Guarnera
I tre becchi – Castiglione, Albanese e Boveri
Il Comm. Professore di solidarietà – Simoncini
Il Commendatore moto proprio – Lipani
Il podista – Ferlito Biraghi
L'ingenuo eh! eh! – Cardillo
Piano pianozzi o il pensionato della politica – Campanozzi
Il filosofo libraio o l'oratore dei caffè – Davide
Falsomagro con gli occhi – Mangano
Don Facile – Cammarata
Il Senatore osceno – Auteri Berretta
Il commendatore della letteratura – Zanghì
Il rigoletto del Circolo Giuridico – Nino Cocuzza
Il nobile da strapazzo – Tedeschi
L'aiutante maggiore dei lavoratori della borsa o il Cavaliere delle
24 ore – Alfio Nicolosi Mazza
Salifizio – Isola
L'infanzia abbandonata – Giovanni Motta
Commercialista Giuffridiano – Roberto Giuffrida
La produzione dei lavoratori del porto – De Iohannes
Il notaio ambulante – Ciccio Lo Re
L'oratore dell'arte bianca – Albergo
'U zu Iachinu da' piscaria – Florio
Nomen Juris – Marino Lucca
Il presunto professore mancato di procedura penale o il
combattente degli ospedali Cassazione temporanea – Avv. Fiscella
Vincenzo
Le comparsa – Zuccarello, Gorgone, Riccioli, Saldo e ... altri
Il mobile rene o Asso d'oro o Commendatore politico – I. D.
Castorina
Il S. Pellegrino del Giornalismo – Alberto Sgabelloni
L'ipocrita o S. Luigi – La Pergola
Il Nanfaruso – Savarese
Il Macchiavillaru o l'istrione – Macchi
Il ciaramiddaru – Saitta
L'ex serratavole o chi non lavora non mangia – Sapienza
Il megalomano presuntuoso o il combattente delle brigate di
marcia – Albanese
Il vergine cappuccino – Impeduglia
Il poeta e letterato dei pubblici ritrovi – C. Verdirame
Il commendatore avvocato dei tre studi – D'Angelo
Il Procuratore Generale – Cuteri V. Pretore
Il cirellino montanaro – Inzerilli
Il Saponaro – Trigona
L'esule Sindaco – Avv. Aristide Sciacca
L'attachè del Milite Ignoro – Reina
Tric – Trac – Boveri
Il commendatore fallimentare – Gerardi
Il nazionalista tornacontista – Guzzi
L'ex rivoluzionario – Vinci Iuvara
Il Cav. della politica – Boscarino
La Cassazione ambulante – Comm. Mangano
Il partito al potere – Comm. Patti
Il Don Giovanni teatrale – Ciccio Nicolosi Modica
Il disciplinato Presidente – Comm. Caff
Il maresciallo d'alloggio – Comm. Panzera
Avv. Puddu – Giuseppe Truscello
Il Landrù della politica – Lo Giudice
Il diplomatico del Fascio – Guarnaccia
L'idealista del fascismo – Lo Faro
Il nobile della professione – Comm. Avv. Costanzo
L'onorevole comparsa – Benedetto Zuccarello
Il trapuleri – Avv. Riccioli
Staccia lunga cogli occhi – Sardo
Petronio in ritiro – Avv. Consoli Giuseppe
Il commendatore della Guerra o l'ex Sindaco in aspettativa –
Comm. Avv. Trombetta
La stampa settimanale o il Don Giovanni della Birreria – Avv.
Aprile di Cimia
Il tavolo delle lingue velenose e della continua critica cittadina I.
C. F. – Cav. Ferlito, farmacista
Occhi mobili – Ciccio Privitera
Infermiere oculista – Dr. Recanati
Il certificato medico – Santino Amico, farmacista
Mezza cugnetta – Avv. Vaccaro Giuseppe